Un papà liquido
Papà Franco una mattina si svegliò di soprassalto. Si rese subito conto che c’era qualcosa che non andava. Con le mani si toccò il viso e poi via via tutte le parti del corpo. Ma il suo corpo non c’era più. O meglio, era diventato liquido. Un papà “liquido”.
Fu preso dalla disperazione: cosa gli era accaduto? Come avrebbe fatto a vivere adesso? Cosa avrebbero pensato la sua famiglia e gli altri di lui?
Eh no, si disse, cerchiamo di reagire. Per prima cosa provò a vestirsi, ma i vestiti gli scivolarono a terra. Pensò di entrare in qualche recipiente, ma erano troppo piccoli o troppo grandi. In più, lì dentro, non avrebbe più potuto muoversi.
Era spacciato. Non sarebbe più stato come prima: tutto d’un pezzo e ben definito, come era stato e gli aveva insegnato suo padre.
Ad un certo punto un pensiero gli attraversò la testa: se era diventato liquido voleva dire che era fatto di acqua. Egli era acqua. Questa idea gli passò allora dalla testa al cuore: se egli era acqua, avrebbe potuto esserlo anche per il mondo.
Poteva essere acqua per il mondo, acqua fonte di vita. Come? Ad esempio, acqua da bere per i suoi figli: fresca, pulita, dolce, energetica, dissetante, purificante, ma da non sprecare; acqua di mare, dove i bambini potevano giocare e nuotare; dove le barche, tutte le barche, potevano essere trasportate verso porti sicuri; dove i pesci potevano vivere senza mangiare plastica; acqua dal cielo per irrigare i campi e alimentare le piante, pulire l’aria, dar da bere agli animali, rinfrescare gli uomini; acqua di fiume, ben incanalata, per generare energia e lavoro, per riempire gli occhi dei pittori di immagini meravigliose.
Inoltre, se si fosse alzata la tempesta e tutti accanto a lui fossero stati presi dalla paura, egli sarebbe stato calmo e avrebbe detto, non vi spaventate, è la vita.
Così, Franco, da quel giorno accettò di essere acqua e quindi un papà liquido. Qualche volta la nostalgia del suo corpo forte, ben definito, lo prendeva. Ma presto gli passava perché c’erano tante cose da fare nel mondo.
Un giorno, era il 19 marzo, la festa del papà. Ma cosa si può regalare ad un papà liquido? I suoi figli si scambiarono varie idee. Fino a che arrivò quella giusta. Così quella mattina, entrarono nella camera dove il papà stava ancora dormendo e lo svegliarono facendogli dei chiassosi auguri. Poi gli consegnarono il misterioso regalo.
Il papà liquido, mezzo addormentato, ma con il cuore che gli scoppiava dalla gioia per il fatto che i suoi figli si ricordassero che era la festa del papà, scartò il piccolo pacchetto. Si ritrovò tra le mani un foglietto in cui erano incise le parole del Salmo 23:
“Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni».
A papà liquido non restava che piangere lacrime di gioia. Sempre acqua era!