Fotografare il nulla
La scorsa settimana sono andato a fare degli acquisti in un negozio di una nota catena di articoli sportivi. Mentre mi aggiravo tra i vari reparti, sento una musica ad alto volume e, curioso, mi dirigo verso la corsia centrale del negozio e vedo quattro atleti che stanno facendo una dimostrazione di attività sportiva utilizzando alcuni attrezzi, ovviamente in vendita.
Attorno a loro si è formato un gruppo di persone che, con telefonini alla mano, li fotografava
ripetutamente mentre si esibivano. La cosa sorprendente era che, almeno ai miei occhi, non c’era proprio niente di così straordinario da fotografare: 4 giovani che facevano “ginnastica”!
Mi sono chiesto perchè queste persone considerassero la scena degna di essere fotografata e ho formulato qualche ipotesi.
Qualcuno probabilmente fotografava perchè il cellulare ha dato la possibilità di rendere la fotografia un’attività alla portata di tutti e quindi, se c’è qualcosa da fotografare, si fotografa anche se non c’è nulla che valga la pena di essere fotografato.
Qualcuno fotografava perchè vedeva proiettato in quegli atleti dai corpi scolpiti il suo desiderio di essere come loro. Immortalandoli in una immagine, fissava il suo desiderio e attraverso di questo almeno in parte lo soddisfava.
Altri fotografavano perchè è loro abitudine raccontare minuziosamente agli amici gli eventi della propria giornata postando in qualche social network anche le immagini, indipendentemente dalla loro originalità.
Altri ancora fotografavano perchè questi centri commerciali sono diventati i luoghi del loro tempo libero. E come si fotografa il sorgere del sole sulla cima di una montagna, così si fotografa l’esibizione sportiva in un negozio.
Qualche altro fotografava perchè questi luoghi di vendita riescono a farti vedere delle cose
meravigliose anche quando sono assolutamente comuni.
Con questi pensieri per la testa e con un senso di tristezza sulla natura umana, ho proseguito
nell’aggirarmi tra le marce esposta, acquistando i capi che pensavo mi servissero.
Giunto al termine della mia visita, sono così arrivato alla cassa per procedere al pagamento. La
giovane cassiera, passata la merce sul lettore a infrarossi, mi comunica con il sorriso il costo finale. Rimango per un attimo interdetto: ho comperato piccole cose, a basso costo, ma che tutte insieme mi hanno portato a pagare una cifra decisamente superiore a quello che mi aspettavo e che avevo intenzione di spendere.
Ripensando a questa esperienza, mi dico che avrei dovuto estrarre il mio cellulare e fotografare il conto: avrei anch’io fotografato il nulla ma almeno mi sarebbe servito per ricordarmi quanto sono stupido quando, assumendo le vesti del consumatore, entro in questi esercizi commerciali e, facendomi abbagliare e stordire dalla potenza dei colori, delle immagini, dei suoni, degli odori, perdo me stesso.
Alla fine, io e tutte quelli che hanno fotografato il nulla, siamo molto più simili di quello che supponentemente potevo immaginare. Siamo fragili. E’ bene ricordarselo e vigilare
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