Il cellulare e le relazioni
Il cellulare è un oggetto che ci accomuna ai nostri figli. Infatti, generalmente, lo possediamo entrambi. Eppure è una di quelle cose che più ci distanzia da loro perché è diverso sia l’uso che ne facciamo sia il significato che gli attribuiamo.
Per cercare di capire questa differenza serviamoci di un paragone: ad ognuno di noi sarà capitato di aver provato rabbia nei confronti del figlio piccolo che, mentre stavamo parlando con il nostro coniuge o amico, interrompeva la comunicazione perché voleva la nostra attenzione.
Quel medesimo fastidio lo provano i ragazzi quando chiediamo loro di mettere via il cellulare e di ascoltarci o di concentrarsi su quello che stanno facendo, ad esempio studiando.
Mentre l’uso prevalente che noi adulti, di un’altra generazione, facciamo del cellulare è di tipo strumentale, cioè funzionale alle nostre attività, allo scambio di informazioni, a stabilire degli accordi, appuntamenti, ecc. e solo in secondo piano lo pensiamo come un mezzo per vivere e mantenere una relazione, per i ragazzi è viceversa quasi esclusivamente uno strumento “relazionale”.
Nella loro logica, l’assenza “fisica” dell’altro, amico/a, fidanzato/a, non interrompe la relazione, ma essa continua anche nell’immaterialità della presenza all’interno di quello che gli esperti chiamano “mondo virtuale”. Chiedere al figlio di chiudere il cellulare è chiedergli di interrompere la comunicazione che egli ha in quel momento con chi è in relazione: ciò è per lui/lei incomprensibile, ingiusto e quindi fonte di rabbia.
Comprendere questa differenza è un primo passo per accettare che esiste una reale distanza generazionale sull’uso della tecnologia, molto probabilmente incolmabile. Ma questo non significa abbandonare il nostro ruolo educativo e il nostro compito di aiutarli a disciplinare l’uso di questo che rimane uno strumento a servizio dell’uomo.
Continuando sulla scia del nostro ragionamento, possiamo aiutarli a comprendere che è possibile e, anzi, è anche salutare interrompere, ogni tanto, le relazioni “virtuali” con gli altri. Fa bene perché ci permette di rivolgere l’attenzione ad altri aspetti della vita che poi possono migliorare le nostre relazioni. Una relazione si può interrompere semplicemente per stare da soli, in silenzio con se stessi; per riposare o alimentare il corpo e l’anima; per dare il meglio di noi anche in altre attività, come lo studio e lo sport; per stare in relazione con un altro che in quell’attimo è “fisicamente” davanti a noi.
Ecco allora che la decisione, meglio se costruita congiuntamente, di darsi alcune regole di comportamento per l’utilizzo del cellulare acquista un senso che va ben al di là della semplice imposizione che si esprime nell’odiata frase, “Chiudi quel cellulare!”. Certamente non occorrono molte regole e ciascuno può costruirle e concordarle con i propri figli a seconda della propria sensibilità. Sarebbe già sufficiente regolare almeno tre momenti della vita quotidiana: la scuola, i pasti, il riposo notturno.
Una cosa è però molto importante: le regole che chiediamo di rispettare ai nostri figli devono valere anche per noi!
Lascia un commento