Il conflitto: un’occasione di crescita
La relazione tra genitori e figli è pervasa di occasioni che generano conflitti, cioè situazioni in cui i bisogni, le esigenze, i desideri dell’uno sono incompatibili o in contrasto con quelli dell’altro. Alcuni conflitti si risolvono facilmente, mentre altri sono più impegnativi e di difficile soluzione. Spesso questa arriva solo a seguito dall’affermazione di una parte, quella vincente, a scapito dell’altra, quella perdente, la quale prova grande risentimento nei confronti della prima. Altre volte i conflitti rimango irrisolti e quindi continuano a ripresentarsi come un problema aperto, segno di uno scontro tra contendenti che non riescono ad avere la meglio l’uno sull’altro.
Sorge una domanda: ma siamo sicuri che un conflitto necessariamente debba risolversi con un vincente e un perdente, con l’affermazione di un punto di vista sopra a quello dell’altro? Siamo sicuri che solo se riusciamo a far accettare la nostra posizione abbiamo svolto correttamente il compito di bravi genitori? E poi, cercare di imporsi sul figlio ci assicura che in seguito seguirà quanto abbiamo stabilito e soprattutto che rispetterà nel tempo la decisione senza vederci costretti a ricorre a continue discussioni e magari punizioni? Esiste una strada diversa per risolvere i conflitti, un modo che permetta di rendere il conflitto un’occasione di crescita?
A questa domanda possiamo rispondere affermativa, ma è necessario un cambio di prospettiva. L’obiettivo di una risoluzione positiva di un conflitto non è la vittoria di una parte sull’altra, bensì l’individuazione di una soluzione che soddisfi entrambe le parti. Come? Innanzitutto è necessario mettere a fuoco quali sono i diversi punti di vista e le diverse esigenze. Il secondo passaggio è quello di esprimere al figlio la sincera volontà di risolvere assieme il problema che si sta incontrando. Il terzo passaggio è quello di impegnarsi a far emergere tutte le possibili soluzioni, valutandole in maniera oggettiva. Il quarto è quello di scegliere la soluzione che meglio soddisfa entrambi, decidendo poi di metterla in pratica. Rimane poi da verificarne l’efficacia ed eventualmente decidere di introdurre dei cambiamenti qualora entrambi lo reputano opportuno.
Quali sono i vantaggi nel seguire questo percorso:
. motiva il figlio ad attuare la decisione perchè si basa sul principio della partecipazione, senza dover ricorrere all’uso del potere;
. ci sono maggiori probabilità di trovare una soluzione di alta qualità;
. sviluppa la capacità di pensare;
. induce meno ostilità;
. richiede minori attività di controllo e quindi l’uso di premi o punizioni;
. sviluppa il rispetto verso i bisogni dell’altro e fa sentire rispettati nei propri bisogni.
Non si tratta di una ricetta miracolosa e nemmeno dobbiamo aspettarci che funzioni automaticamente e immediatamente poiché richiede un tempo per imparare ad ascoltarsi, a dialogare e a rinunciare ad imporre il proprio punto di vista.
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